domenica 30 novembre 2014

Chi andrà a vedere il bluff di Mr. Draghi

Ormai da diversi anni gli equilibri del mercato monetario sono influenzati dalla ingombrante presenza delle banche centrali.
Dall'inizio della crisi scoppiata negli USA con la caduta del mercato immobiliare ed il fallimento della Lehman la Federal Reserve è diventata attore protagonista del mercato. Per combattere la paura di una caduta in recessione stile 29 la Fed, sotto la guida di Ben helicopter  Bernanke, ha inondato i mercati di liquidità per importi inimmaginabili sino a pochi anni fa.
Lo sforzo della Fed non è stato vano ed infatti in questi anni gli Usa sono riusciti a mantenere il dollaro debole e a rilanciare l'economia della nazione.
Nonostante le critiche rivolte al presidente Obama non si può non sottolineare come, nonostante la crisi del sistema economico dell'occidente, gli Usa siano riusciti a mantenere elevati i livelli di occupazione pur con qualche sacrificio in termini di reddito pagato ai lavoratori.
I vari QE lanciati non hanno al momento causato un aumento dell'inflazione ma hanno invece generato una ormai evidente bolla dei mercati finanziari, bolla sia sull'equity sia soprattutto sul mercato obbligazionario.
L'annuncio dello sospensione dei QE aveva spaventato i mercati durante il 2013 ma poi la Fed stessa, timorosa di rompere il giocattolo , aveva modificato la propria comunicazione per far meglio digerire la sospensione della fornitura della droga monetaria ai mercati.
Quando si pensava che il gioco fosse arrivato alla fine i mercati sono stati sorpresi dall'annuncio di un QE questa volta lanciato dalla Bank of Japan.
Il Giappone è ormai da tempo entrato in una recessione secolare, recessione dalla quale ha pensato di uscire con una mossa importante e, per le abitudini del paese del Sol Levante, sconvolgente.
Purtroppo il risultato ottenuto in termini di rilancio del PIL non è stato significativo e diversi analisti parlano di fallimento del QE ma di certo con questa operazione la Bank of Japan è riuscita d'un colpo a rilanciare la borsa del Giappone e a svalutare lo Yen.
Nuova benzina aggiuntiva per i mercati con conseguente aumento della propensione al rischio.
Non bastasse tutto questo anche la BCE per bocca di Mr. Mario Draghi ha più volte annunciato un intervento sui mercati con operazioni non convenzionali non meglio precisate.
Occorre a questo punto fare un passo indietro e ritornare alla crisi dell'Euro del 2011.
In tale anno il mondo, soprattutto quello finanziario, si era convinto che l'Europa si sarebbe sfaldata e che l'Euro sarebbe saltato sulla debolezza dei paesi periferici.
Gli spread erano esplosi e il rifinanziamento del debito dei paesi del Sud Europa era diventato problematico.
La crisi Greca aveva poi scatenato la speculazione che ormai dava per scontato il crollo dell'Italia della Spagna e del Portogallo.
Da quella fase la crisi è rientrata grazie all'intervento della BCE che, guidata da Mario Draghi, ha provveduto a far rientrare gli spread mediante l'acquisto sul secondario di titoli di stato dei paesi in difficoltà.
Questa fase non è stata sufficiente ed il calo dei tassi troppo lento ha causato la ricaduta in recessione dei paesi del Sud Europa.
Fra Marzo e Luglio 2012 i mercati, pensando che la Bundesbank si sarebbe opposta ad ulteriori acquisti, hanno provato a vedere se Mr. Draghi stesse bleffando ed hanno re-iniziato a premere sugli spread rimettendo in difficoltà il Sistema.

Si è arrivati al 26 Luglio 2012 il giorno del “whatever it takes”.

In quel giorno Mr. Draghi ha messo in campo tutta la sua credibilità ed ha di fatto avvisato i mercati che la BCE avrebbe fatto qualsiasi sforzo per difendere la solidità dell'Euro.
Da quella data è iniziata una partita di poker interessantissima che vede coinvolti i mercati da un lato e la BCE anzi Mr. Draghi dall'altra.
Chi ha creduto nelle parole del Presidente della Bce ha iniziato a comprare il debito pubblico dei paesi periferici, i tassi sono finalmente rientrati e gli spread ridiscesi a livelli insperati.
Questa operazione sta permettendo alla nazioni del Sud di rifinanziare il debito a condizioni particolarmente vantaggiose. Oggi lo spread sul Bund non supera i 140 punti base; l'Italia si finanzia sul breve a tassi vicini allo zero e a lungo “10 anni” con tassi non superiori al 2,3%.
La conseguenza è che il costo medio del debito che aveva superato il 4% con oneri finanziari per l'Italia che avevano raggiunto i 90 Miliardi anno sta piano piano scendendo. La duration media del debito pari a circa 7 anni non permette di ottenere risparmi immediati ma comunque assistiamo ad una significativa riduzione tendenziale dell'onere del debito con risparmi già superiori ai12/MD anno.
Tali risparmi, se i tassi non cambieranno, diventeranno anno dopo anno maggiori e potrebbero in prospettiva portare in 2 o 3 anni ad una riduzione degli oneri finanziari dai 90/MD pagati a meno di 50/MD.
Su questi risparmi conta il Governo Renzi per riuscire a contenere il deficit che altrimenti sarebbe ancora superiore al 3%.
Purtroppo registro che il governo non sta approfittando di questa fase favorevole e non vi sono stati significativi interventi di controllo della Spesa pubblica anzi dello Spreco pubblico “ahimè Giannino quanto ci manchi”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
I mancati interventi di controllo della spesa non permettono il taglio delle imposte né in Italia né in Francia ed infatti entrambe le nazioni sono in estrema difficoltà sia sul deficit sia sul debito.
Il PIL delle due nazioni non cresce e per conseguenza il numero dei disoccupati aumenta.
La situazione può diventare esplosiva e ne consegue una crescita di movimenti anti Euro molto importanti. In Francia il partito della Le Pen ha raggiunto livelli di voto clamorosi e in Italia due movimenti diversi fra loro “Lega Nord e Mov 5 stelle” hanno più volte dichiarato la loro contrarietà alla moneta unica.
Se non verrà superata la crisi la disoccupazione crescente fornirà linfa vitale a questi movimenti di protesta e prima o poi si arriverà ad una frattura dell'Euro.
Come uscire da questa spirale perversa?
Governanti capaci potrebbero con scelte adeguate aiutare l'economia a ripartire ma purtroppo il panorama politico è desolatamente vuoto.
Pensate che nel gennaio 2012 incontrai a Roma gli allora deputati del PD Letta e Fassina. Ad entrambi presentai delle proposte e suggerimenti perché  dissi che, in assenza di interventi, la situazione economica si sarebbe aggravata ed il PIL sarebbe continuato a scendere sino al 2014.
Mi fu risposto da entrambi che tali suggerimenti pur graditi erano superflui in quanto a loro dire l'economia sarebbe ripartita già dal giugno di quell'anno!!!!!!Sic che incapaci. . . .
Voi capite perché oggi annaspiamo nel buio e perché  Mario Draghi insiste con l'idea del lancio di un QE Europeo. Egli è fermamente convinto che solo un calo prolungato dei tassi per tutti i paesi sia condizione essenziale ancorché  non sufficiente per far ripartire l'economia.
Voi direte; dove sta il problema? Ad oggi, senza investire un Euro dal 2012, la BCE è riuscita nello scopo ma come dicevo all'inizio si tratta pur sempre di una partita a Poker fra i mercati e Draghi. Il presidente della BCE non perde occasione per mandare nuovi segnali volti a rafforzare gli argini della sua condotta ma il suo lavoro è costantemente boicottato dalla Nutrie Tedesche che di notte distruggono, come faceva Penelope con la sua tela, il lavoro svolto.
A questo punto a chi crederanno i mercati, a Draghi o a JensWeidmann e ai suoi accoliti?
Anche oggi Sabine Lautenschlaeger ha affermato che la BCE non potrà acquistare titoli pubblici.
Statene sicuri: fra un po' qualcuno proverà a vedere se Mario Draghi fa sul serio e soprattutto se è legittimato ad agire. Gli spread sui periferici risaliranno diciamo di un centinaio di punti e la BCE dovrà intervenire. Quante munizioni avrà allora a disposizione Mr. Draghi? Illimitate o almeno i 1.000 miliardi annunciati? Oppure dopo i primi 50 / 100/MD spesi l'opinione pubblica tedesca insorgerà bloccando il tutto.
Chissà cosa succederà. Di certo se la BCE verrà bloccata dai falchi Tedeschi nascerà un caso politico ed è probabile che si arrivi all'uscita dall'Euro della Germania e dei suoi amici, ipotesi di recente spiegata dal Prof. Zingales , uscita che avrà le conseguenze che tutti potete aspettarvi.
Chi vivrà vedrà.
Da ultimo permettetemi di introdurre l'argomento del prossimo post:
La prossima deflagrazione del sistema bancario Europeo.
Di questo parlerò la prossima volta,
Saluti e auguri. . . . . .